Prostata Cura
Oggigiorno esistono svariate forme di terapia per l’ ipertrofia prostatica. Un urologo esperto sarà sicuramente in grado di scegliere e “personalizzare” la migliore forma di trattamento in relazione alla gravità della sintomatologia causata da una prostata ingrossata. Tali trattamenti spaziano dalla semplice osservazione attiva della malattia fino alla rimozione chirurgica della prostata ingrossata.
Le varie forme di trattamento sono qui riassunte:
Terapia medica
• Semplice osservazione
• Farmaci convenzionali (alfa litici, inibitori delle 5 alfa reduttasi)
• Farmaci naturali (Fitofarmaci)
Trattamenti chirurgici endoscopici
• Incisione transuretrale della prostata (TUIP)
• Resezione trans-uretrale della prostata (TURP)
• Vaporizzazione laser della prostata (PVP)
Trattamenti chirurgici open
• Asportazione chirurgica dell’ adenoma prostatico
Pertanto la scelta della terapia dipende dalla gravità dei sintomi dell’ ipertrofia prostatica. Se i disturbi sono lievi o addirittura assenti si può optare per non prescrivere alcun trattamento e monitorare nel tempo l’ evoluzione della patologia con controlli cadenzati. Se invece vi è una sintomatologia urinaria che interferisce con la qualità di vita del paziente un opportuno trattamento dovrà essere prescritto.
Osservazione semplice
I pazienti con sintomi assenti o tollerabili possono scegliere di svolgere controlli semestrali che consistono in esami del sangue di routine, visita urologica con esplorazione rettale, dosaggio ematico del PSA, ecografia transrettale e uroflussometria. Inoltre, tramite la compilazione del questinario IPSS, è possibile valutare se i sintomi peggiorano.
Farmaci convenzionali
Gli inibitori delle 5 alfa reduttasi agiscono inibendo l’ enzima 5alfa reduttasi, responsabile della conversione del testosterone in di-idrotestosterone. Esistono due molecole di questa classe di farmaci: finasteride e dutasteride. La prima inibisce solo l’ isoforma dell’ enzima che si trova nella prostata, mentre la dutasteride inibisce entrambe le isoforme. Questi due farmaci sono molto simili ed hanno una efficacia ed una tollerabilità sovrapponibile. Questi farmaci sono gli unici in grado di arrestare l’ evoluzione dell’ ipertrofia prostatica, tuttavia necessitano di un tempo di azione lungo prima che i benefici possano essere avvertiti dal paziente. In media è necessario un periodo di trattamento di almeno sei mesi. Inoltre sono gravati da effetti collaterali quali riduzione della libido, disfunzione erettile, ingrandimento del seno (ginecomastia), dolore al seno (mastodinia), diminuzione del numero di spermatozoi (oligospermia) e riduzione del volume dell’ eiaculato. Pertanto, molto spesso gli uomini sessualmente attivi rifiutano la terapia con gli inibitori delle 5 alfareduttasi ed optano per altre forme di trattamento.
Gli alfa litici migliorano il flusso urinario tramite un’ azione di rilassamento della muscolatura liscia del collo vescicale. Vengono assunti per bocca e comprendono le seguenti molecole: Tamsulosina, Alfuzosina, Doxazosina, Terazosina e Silodosina. A differenza degli inibitori delle 5alfareduttasi, gli alfa litici hanno un effetto molto più rapido: i pazienti avvertono benefici urinari molto precocemente. Gli effetti collaterali includono: eiaculazione retrograda, mal di testa, vertigini, ipotensione, affaticamento e debolezza generalizzata.
I fitofarmaci sono farmaci di derivazione vegetale. I più comunemente usati sono la serenoa repens, il pygeum africanum, l’ ortica dioica e i semi di zucca.
Queste sostanze agiscono tramite meccanismi molecolari simili a quelli dei farmaci convenzionali che includono: inibizione delle 5alfareduttasi, rilassamento del collo vescicale e azione antiproliferativa sulle cellule prostatiche. I fitofarmaci vengono di solito utilizzati nelle forme iniziali e più lievi di ipertrofia prostatica mentre sono sconsigliati nei casi più avanzati e nei casi di ritenzione urinaria acuta. Queste tre classi di farmaci orali possono anche essere usate contemporaneamente al fine di sortire un effetto combinato e sinergico. Un esperto urologo è in grado di combinare al meglio questa vasta gamma di formaci a sua disposizione a seconda della gravità del caso e delle aspettative del paziente. E’ scientificamente dimostrato che l’ introduzione della terapia medica ha ridotto in maniera significativa la necessità di ricorrere ad intervento chirurgico per una prostata ingrossata.
Trattamenti chirurgici
Il trattamento chirurgico ha la finalità di rimuovere la parte ingrossata ed adenomatosa della prostata che comprime e ostruisce l’ uretra. La rimozione della prostata ingrossata può essere effettuata sia tramite una incisione addominale (chirurgia open) sia tramite l’ introduzione di specifici strumenti attraverso l’ uretra senza praticare incisioni (chirurgia endoscopica anche denominata endo-urologia)
Le indicazioni in cui è assolutamente necessario ricorrere alla chirurgia sono:
• Ematuria (Sangue nell’ urina)
• Danno renale derivante dall’ ostruzione prostatica
• Infezioni ricorrenti e recidivanti
• ritenzione urinaria (assoluta incapacità di urinare)
• Calcoli vescicali
Le indicazioni relative includono:
• Sintomi urinari non tollerabili
• Elevato residuo post-minzionale
• Motivazioni ed aspettative del paziente
TURP
La resezione transuretrale della prostata (TURP) è tuttora il trattamento chirurgico più diffuso per la ipertrofia prostatica e rappresenta il gold standard, ossia la forma di terapia di riferimento con cui devono essere confrontati gli altri tipi di trattamento. Questa procedura è eseguita in anestesia generale o regionale e, a seconda delle dimensioni della prostata, può avere una durata variabile dai 30 minuti fino a due ore. L’ urologo introduce uno specifico strumento denominato resettoscopio nel pene tramite l’ uretra. Tale strumento presenta al suo interno un canale di illuminazione, un canale dotato di valvole che regola l’ afflusso di un liquido d’irrigazione e un bisturi a energia elettrica per resecare il tessuto prostatico e coagulare i vasi sanguigni. Tramite la TURP l’ urologo rimuove il tessuto ostruente che viene trasportato in vescica dal liquido di irrigazione.
Questi residui vengono rimossi alla fine della procedura tramite aspirazione con una siringa. I pazienti rimangono solitamente in ospedale per circa 3 giorni con un catetere in vescica. Dopo l’ intervento è possibile ritornare alle normali attività quotidiana in breve tempo. Grazie alla recente introduzione dell’ utilizzo della corrente bipolare (TURP bipolare) è stato possibile aumentare di gran lunga il tempo massimo di questo intervento. Questa innovazione consente all’ urologo di sottoporre alla TURP anche pazienti affetti da ipertrofia prostatica di notevoli dimensioni. La complicanza più comune della TURP è la mancata emissione dello sperma (“orgasmo asciutto”), dovuta alla rimozione del muscolo che chiude il collo vescicale durante l’ eiaculazione.
Lo sperma refluisce in vescica invece di progredire all’ esterno attraverso il pene: questa condizione determina sterilità ma non interferisce assolutamente con il piacere sessuale. La maggior parte dei pazienti sottoposti a TURP non ritiene importante questo inconveniente. Inoltre, un esperto urologo è in grado di eseguire una particolare tecnica di TURP che consente di preservare l’ eiaculazione.

Immagini schematiche di TURP: l’ L’ urologo introduce il resettoscopio nell’ uretra del paziente e rimuove il tessuto prostatico ipertrofico
Vaporizzazione laser della prostata (PVP)
Questo tipo di intervento è simile alla TURP. Tuttavia , il tessuto prostatico in eccesso, anziché essere “resecato”, viene vaporizzato tramite un laser a luce verde. Se vuoi ricevere maggiori informazioni su questa procedura clicca qui.
TUIP
L’incisione trans-uretrale della prostata (TUIP) viene eseguita in caso di prostate di piccole e medie dimensioni. L’ urologo esegue una o più incisioni a livello del collo vescicale. In questo modo si riduce la pressione della prostata sull’ uretra e la minzione viene resa più facile. La TUIP ha il vantaggio di presentare una incidenza più bassa di eiaculazione retrograda rispetto alla TURP.
Asportazione chirurgica dell’ adenoma prostatico
L’ adenomiectomia (rimozione della porzione ostruente della prostata tramite approccio chirurgico) viene eseguita in caso di prostate di grosse dimensioni, presenza di calcoli vescicali o quando il paziente non può essere sottoposto a TURP. L’ adenomiectomia viene effettuata sotto anestesia generale o regionale. L’ urologo pratica una incisione sull’addome tra ombelico e pube.
Successivamente incide la vescica, rimuove l’ adenoma (porzione ingrossata della prostata) e sutura la vescica. Dopo l’ intervento viene lasciato un catetere per facilitare la guarigione interna del collo vescicale e per monitorare l’urina. Il sangue nell’urina è una normale complicanza di questo tipo di intervento. Una irrigazione costante della vescica viene mantenuta per assicurare la pervietà del catetere urinario, rimuovere i grumi di sangue e detergere il focolaio chirurgico. Alla dimissione si raccomanda ai pazienti di evitare sforzi e di non sollevare pesi. Il recupero completo avviene generalmente dopo 8 settimane. Le complicanze possibili includono incontinenza ed eiaculazione retrograda.

Adenoma prostatico rimosso chirurgicamente